
Intimazione di pagamento: cosa rischi se hai una farmacia o una struttura sanitaria e non agisci subito
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Ricevere una intimazione di pagamento dall’Agenzia delle Entrate – Riscossione può sembrare una delle tante comunicazioni fiscali che arrivano nel corso dell’anno. Ma in realtà, per una farmacia, una clinica o un poliambulatorio, è uno dei segnali più critici che non va mai ignorato. Si tratta di un atto con valore legale che apre formalmente la porta alla riscossione forzata.
E se hai un’azienda sanitaria da gestire, significa mettere a rischio conti correnti, forniture, rapporti bancari e reputazione.
Cos’è davvero un’intimazione di pagamento?
È l’atto con cui l’Agenzia delle Entrate – Riscossione chiede al debitore il pagamento immediato di somme già risultate iscritte a ruolo. Una sorta di “ultimo avviso”, che preannuncia l’inizio delle azioni esecutive.
Hai solo 5 giorni di tempo dalla notifica per intervenire. Trascorso questo termine, l’Ente può avviare:
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Pignoramento dei conti bancari;
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Blocco di crediti presso terzi (es. rimborsi ASL, convenzioni);
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Iscrizione di ipoteca su immobili strumentali.
Perché è particolarmente pericolosa nel settore sanitario?
Le imprese sanitarie – farmacie, centri diagnostici, ambulatori – non possono permettersi nemmeno un giorno di blocco operativo. Un pignoramento sul conto della società può impedire il pagamento dei fornitori, la gestione degli stipendi, o il versamento dell’IVA in scadenza. Senza conti attivi e DURC regolare, rischi di perdere convenzioni, accreditamenti o gare pubbliche.
Un’intimazione di pagamento è quindi il primo vero atto operativo della crisi.
Come bloccarla con gli strumenti del Codice della Crisi
Il Codice della Crisi d’Impresa, oggi pienamente applicabile anche alle imprese sanitarie, offre strumenti concreti per fermare un’intimazione di pagamento già ricevuta:
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Composizione negoziata della crisi: consente di ottenere misure protettive immediatamente, anche se già notificato l’atto;
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Accordo di ristrutturazione: blocca tutte le azioni esecutive e consente di rinegoziare i debiti anche fiscali;
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Concordato minore: con l’omologazione, si ottiene la sospensione definitiva delle esecuzioni;
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Per i titolari individuali, è attivabile anche il piano del consumatore, che cancella le procedure attive e ricostruisce un piano su base sostenibile.
Un esempio reale
Un ambulatorio polispecialistico in Campania, con oltre 850.000 euro di debiti tra INPS, IVA, IRAP e cartelle pregresse, ha ricevuto un’intimazione di pagamento multipla. Il conto corrente era a rischio blocco, e uno dei fornitori strategici aveva già annunciato la sospensione delle forniture.
Grazie all’intervento del team legale di CFI – Crisi Fiscale d’Impresa, attivato tramite il servizio Soluzione Debito di Consulcesi & Partners, è stata avviata in pochi giorni una composizione negoziata. Il tribunale ha autorizzato la sospensione delle azioni esecutive e l’ambulatorio ha successivamente presentato un accordo di ristrutturazione, con riduzione del debito e salvaguardia dell’operatività.
Il parere degli esperti
Per Carlo Carmine e l’Avv. Simone Forte, fondatori di CFI, ricevere un’intimazione di pagamento è un punto di svolta: o si agisce subito, o si entra in una spirale di blocchi che può compromettere anni di lavoro. Il consiglio è semplice: non ignorarla, e attivare subito una valutazione legale e fiscale tecnica.
Grazie alla partnership con il network legale C&P, ogni farmacista o imprenditore sanitario può oggi accedere a un’analisi immediata della propria posizione e bloccare gli effetti dell’intimazione prima che diventino irreversibili.
Conclusione
L’intimazione di pagamento è l’anticamera del pignoramento. Se gestisci una farmacia o una struttura sanitaria, non puoi permetterti di ignorarla. Con il giusto supporto, puoi bloccarla, ristrutturare il debito e continuare a lavorare.